Ai ricercatori spirituali si consiglia spesso di praticare la presenza di Dio, ma solo raramente viene dato loro qualche consiglio specifico su come fare. Quando i concetti sono troppo vaghi, è difficile metterli in pratica. Forse queste pratiche potranno aiutarti a dissipare almeno in parte la nebbia.Yogananda inspiration on how to live and bring spirituality into daily life.

1. Intrattenere una continua conversazione interiore. I genitori di una nostra amica erano dei missionari e conoscevano la grande anima Frank Laubach, autore di Lettere di un mistico moderno. Raccontarono di un’occasione in cui un gruppo di ministri si era riunito per pranzo, chiedendo a Frank di fare la benedizione. Dissero che fu la più straordinaria preghiera che avessero mai sentito: egli aveva semplicemente cominciato a svelare ad alta voce la conversazione interiore che stava già avendo con Gesù. Tutti loro si erano sentiti profondamente grati di aver potuto intravedere uno scorcio di un qualcosa di così intimo e profondo. È possibile sviluppare questa abitudine, ad esempio con il “gioco dei minuti” che Frank suggerisce: osserva in quanti diversi minuti di ciascun giorno sei in grado di ricordare Dio, anche se solo per un secondo. È d’aiuto sapere che la mente può essere allenata a sviluppare qualsiasi abitudine tu desideri, buona o cattiva che sia.

2. Essere un canale. Ci sono otto aspetti di Dio: luce, suono, potere, amore, calma, pace, gioia e saggezza. Il Maestro ha definito la meditazione come la profonda concentrazione su Dio o su uno di questi aspetti. A questo scopo, concentrati su uno solo di essi ogni giorno. Prendi l’amore, ad esempio: osserva quante volte in una giornata sei in grado di esprimere l’amore di Dio, oppure la gentilezza o la compassione. Lo Yogacharya Oliver Black manteneva sempre una “bolla di gioia” attorno a sé. Una negoziante di Los Angeles ci ha detto di aver visto un’aura di luce che circondava Swami Kriyananda mentre camminava lungo la strada. Quando sei un canale di una qualsiasi di queste qualità, sei nella presenza di Dio.

3. Fare Japa. Scegli un canto che ti è caro e ripetilo un certo numero di volte ogni giorno. Alcune persone amano contare le ripetizioni su un mala, altre preferiscono tenere il conto dei minuti che trascorrono cantando. L’importante è avere una meta ogni giorno, in modo non dissimile dalla nota pratica di cercare di fare diecimila passi quotidianamente. Avere un obiettivo specifico aiuta a focalizzare la mente e la volontà. Una volta che l’abitudine è saldamente radicata, ci si può preoccupare meno di contare le ripetizioni.

L’elemento comune a queste tre pratiche è che possiamo quantificarle alla fine della giornata e osservare come le abbiamo fatte. Non sono mai stato sufficientemente ossessivo da tener conto esattamente dei numeri, ma trovo utile avere un senso generale di “quantità” per rendere meno vaghi i miei sforzi. La cosa importante è continuare a rivolgere la mente verso il Divino, come Paramhansa Yogananda ha sottolineato nella sua poesia “Dio! Dio! Dio!”:

Ovunque io vada, il faro della mia mente

è sempre puntato su di Te;

e nel fragore della battaglia dell’attività

il mio silenzioso grido di guerra è sempre:

Dio! Dio! Dio!

Nella memoria di Dio,
Nayaswami Jyotish